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Jazz e battigia

A volte è il mare un giocoso animale

che come gatto in fregola e beato,

fa le fusa al divino sul fondale.

Artigiano di suoni, il bagnasciuga

è bocca di sassofono in ghiaino

che crea ritmi in fuga musicale.

Un ragazzo s’infila nel rabbioso

sbadiglio di cavallone alla riva,

e col colpo di mare si strofina

sui sassi della spiaggia a pancia all’aria:

nel dialogo frenetico dell’acque,

da voci rissose accompagnato,

l’animo si è pasciuto d’armonia.

Lo spirito dei suoni alla battigia

ha in comune col jazz quell’anarchia

che in libertà delizia, l’improvviso

imprevisto, della logica figlio

e non della ragione, prende il volo

di tromba e di trombone, il flauto canta,

il pianoforte trilla solitario.

Gli risponde con battiti di foga

la batteria, mare contro scoglio

o quieto in una grotta che borbotta.

Sant Louis vibra e vibra New Orleans

nel gaio dixieland, fischiato al mondo.

Io suono quel che vivo e quel che vivo

formo, modula intenso il suo tessuto

sonoro. Ed è per questo che Ben Western

sulla battigia amava suonare

sinuosi swing col sax-tenore.

Liberatorii ritmi interiori,

liberatore svago a chi l’ascolta,

un blues, un raggae a passo sincopato

che mette assieme lì per lì chi suona

con chi ascolta. Momentanea emozione,

ha nel perpetuo la sua radice.

Dinamica energia, evoca panorami

mentali e psichici di antico rito

per un dio che giuoca dentro noi!

Il letto vuoto, ma nel cuore il mare

col suo jazz sincero: vedi, se rido,

lo faccio per non piangere, le mani

a dare forme si muovono e le dita

colorano quei suoni. Dissonanze,

letto vuoto la notte e mare dentro,

consonanze, e lo spirito dell’acqua

rende allegro un gabbiano vagabondo

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